Venerdì sera, chiacchierando, torna fuori nei discorsi la gita fuori porta a Claviere, viste le giornate che ci sta regalando questo settembre…perchè non organizzare per il giorno dopo?!
Siamo partiti con calma da Asti, in modo da arrivare a Claviere per le 13:00.
Il Ponte Tibetano, lungo 544mt, è il più lungo del mondo e si trova proprio all’inizio del paese.
Il costo è di 15€ e comprende il noleggio dell’attrezzatura (se uno ha la propria è di 10€). Una volta fatti i biglietti ti aiutano a indossare l’imbrago, il caschetto e danno indicazioni su come usare la doppia lounge sul ponte e sulla via ferrata (questa è facoltativa, per chi non se la sente c’è un sentiero che collega all’ultimo ponte).
Ascoltate le indicazioni, si scende da un sentiero e in meno di 5 minuti si raggiunge il primo ponte. Un addetto controlla i ticket di accessi e ricorda le indicazioni fornite sopra.
Una volta messi i moschettoni sul cavo d’acciaio…si parte!
Il primo è Simone, io seguo subito dopo. L’inizio (almeno il mio) è un po’ incerto, e ti chiedi….perché?? Tutto si muove e sotto il nulla per molti metri….poi piano piano ci si abitua e i passi si fanno più sicuri….ma nel dubbio le mani non mollano il cavo nemmeno per sbaglio :D
Finito il primo tratto, relativamente breve, si inizia il vero ponte, quello più lungo al mondo! Passa in mezzo ad una gola tra le pareti rocciose e un torrente sotto, il paesaggio è davvero splendido (se si riesce a distogliere lo sguardo dai pioli davanti a noi :)), tu sei li, a mezz’aria, a godertelo tutto.
Per un bel tratto non si vede la fine del percorso, segnato dalle bandierine tibetane, legate sotto l’ultimo tratto.
All’arrivo è un mix di adrenalina, sollievo…ti guardi intorno e vedi tutta la strada fatta.
Ma non è finita, per chi preferisce, si più risalire attraverso un sentiero, altrimenti parte una ferrata, relativamente semplice ma pur sempre emozionante, soprattutto il primo tratto dato che ci si trova con i piedi appoggiati a dei pioli, su una parete assolutamente in verticale.
Gran parte del percorso è quasi un traverso, l’ultimo tratto invece sale in verticale, fino ad arrivare agli ultimi metri, in prossimità del bunker, che si trasforma praticamente in una scaletta artificiale.
L’arrivo è proprio all’interno di questi bunker, si passa al loro interno, abbastanza bassi e bui, per sbucare nella vallata!
Un breve sentiero collega al punto panoramico, da cui si riesce ad ammirare tutto il ponte fatto in precedenza e da cui parte l’ultimo, più breve ma anche più alto, per tornare al punto di partenza!
Abbiamo impiegato circa due ore, affrontando tutto il trekking con molta calma, sia per fare qualche foto, sia per attendere che le ferrata fosse libera.
Non c’era ressa, il periodo è perfetto, ma basta trovare davanti una persona che incontra qualche difficoltà e bisogna cercare spazi “comodi” per attendere e lasciare un po’ di spazio.
Cosa dire…l’esperienza è stata bellissima, sia per il panorama sia per l’adrenalina e le emozioni che si provano e anche per la soddisfazione alla fine!
Per pranzo (anche se erano ormai le 15:30) ci siamo fermati in un bar lungo la strada principale, mentre eravamo seduti, una signora ci chiede se il ponte e il suo attraversamento è difficile, io trovo che la parte difficile sia trovare una risposta.
Fisicamente non è un’esperienza dura, o comunque lo è molto poco (soprattutto se non si fa la via ferrata), perché è quasi del tutto una questione psicologica, c’è chi passa saltellando e c’è chi ha una presa più forte dell’attack su quei cavi di acciaio…l’unica cosa certa è andare attrezzati, abbigliamento sportivo, scarpe adeguate (noi le avevamo da ginnastica, ma meglio ancora gli scarponcini da trekking) e consapevoli delle proprie possibilità, poiché una volta saliti non si può fare altro che arrivare alla fine!